Ma se invero questa che si definisce "crisi" non lo fosse e quindi non ci fosse più un ritorno a qualcosa?
E se fosse un cambio di paradigma?
Un monito a tornare ad una maggior attenzione a risorse, cultura, valori etc….
Mi piace cominciare così il nostro consueto incontro poiché la scommessa della cultura ancora protagonista del formare mi stimola e mi induce a nuovi spunti riflessivi. Se ci trovassimo all'interno di un paradigma da rifondare e dovessimo quindi accorgerci che non abbiamo più i riti di passaggio che segnano, imperituri, la linea dei tempi e quindi i vincoli e le opportunità sociali ?
Se fossimo proprio noi a dover ri-creare quei segni e quei luoghi dove si ritrova il gusto del ragionamento e dove le menti acerbe possono crescere e dare forma ai luoghi del pensiero e pensieri ai luoghi dei simboli?
Ecco, in questi tempi è venuto a mancare il poeta-libraio Roberto Roversi cha tanto ha dato alla letteratura dalla sua clausura bolognese fatta di muri e libri e muri di libri.
Roversi tanto amato da Pasolini che si recava alla sua libreria e come dice Stefano Benni faceva come molti poeti dell'epoca, che dopo l'incontro con quel luogo e quella persona "ripartivano trasfigurati gridando i loro versi sotto il sole" !!
Ecco il senso della formazione anche nel paradigma del nuovo tempo: ricostruire un luogo e un dove, riparlare di riti e valori, insomma tentare e ri-tentare la costruzione epistemologica della cultura con le risorse che ora ci sono e senza attendere nuovi dei e nuove promesse.
In quel "dove" concepito dai poeti e in quel "come" concepito da noi formatori pensare, senza attendismi, che il mare dell'afflizione e dell'ignoranza possa cessare di lambirci e possa non farci più sentire supini e contaminati dalla negatività. Immaginare come fece Roversi che costruire un "officina" (che strana assonanza alla storia di Antiforma !!) dove i banchi di prova fossero le umanità e le menti affamate di cultura e poesia sia ancora la strada giusta per fermare il declino e prendere il pennarello in mano per tracciare su una lavagna un segno e un simbolo.
Concepire ogni momento in cui un formatore lavora con i propri discenti come un momento di costruzione di un luogo ,come amava fare Roversi, dove si può addirittura scrivere un Album di canzoni con il grande Lucio Dalla ma dentro a muri e forme fatte di simboli, sensi e cultura.
Pensare al mondo di ogni giorno come fosse un verso di poesia e costruire ogni giorno il senso di quel verso in aula.
"basta un giorno e:
grammatica e futuro finiranno"
Roberto Roversi (1923-2012)